Un museo «è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo aperta al pubblico che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto». Così l’I.C.O.M. – International Council of Museums -, definisce in maniera puntuale il ruolo e lo scopo di un museo parafrasandone la capacità di trasformare ciò che una volta è stato futuro e innovazione in passato di valore e degno di memoria.
E’ in quest’ottica che un museo corporate nasce, cresce ed evolve, nutrendo la propria collezione dei frutti della ricerca e degli studi realizzati dall’azienda, quale realtà per sua natura dinamica e sempre in mutamento, generatrice di innovazione.
Con la stessa filosofia è nato nel 2013 l’OcrimMuseum, nella sede storica di Ocrim, ospitato nel capannone della ex-fonderia in via Massarotti 76, cuore pulsante dell’azienda per tutta la seconda parte del ‘900. Da allora, il museo ha continuato ad ampliare la propria collezione con opere legate alla storia di Ocrim, della macinazione e del contesto agroindustriale italiano dell’ultimo secolo, sino al giorno d’oggi.
Quest’anno in particolare, il museo ha accolto tre nuove opere all’interno delle sale storiche: una bilancia storica degli anni 20, restaurata e collocata su piedistallo per celebrare lo stretto legame con la sister company Paglierani – il cui core business ruota appunto intorno a bilance e sistemi di pesatura-; una macina a pietra del 1700, manuale, ulteriormente impreziosita da un involucro ligneo; ed infine un pezzo unico, l’opera d’arte di Carlo Ravaioli, un laminatoio Ocrim interamente decorato con un dipinto del ciclo “città future” raffigurante città utopiche metafora della crisi dell’uomo e dell’ambiente in un tempo che verrà. Un’opera unica nel suo genere che racchiude al suo interno il duplice e controverso significato dell’arte stessa: l’arte come frutto dell’ingegno dell’uomo, incarnata dal laminatoio, e l’arte come critica e denuncia sociale, veicolata dal dipinto.
L’obiettivo rimane sempre il medesimo: proseguire l’opera di conservazione, tutela e valorizzazione del patrimonio che ruota intorno al mondo di Ocrim, preservando la memoria di ieri, per lasciare un’impronta nel settore molitorio di oggi, per ispirare i nostri progetti di domani.