NUOVI TRAGUARDI PER IL GRANO DURO, SIMBOLO DEL MADE IN ITALY

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Lo studio sulla sequenza del genoma del grano duro, recentemente pubblicato su Nature Genetics, è stato dibattuto al convegno organizzato da CNR, CREA e Università di Bologna. Un grande risultato che cambierà il modo di “fare agroalimentare”. Le ricadute pratiche a favore della filiera.

Ricercatori A Confronto

Lo studio sul genoma del grano duro apre nuovi scenari che consentiranno di far fronte ai cambiamenti climatici e garantire la migliore qualità dei prodotti. Sarà possibile determinare la qualità tecnologica e nutrizionale delle semole, individuare varietà resistenti alle malattie, identificare e tutelare le diverse tipologie di frumento attraverso tecniche di tracciabilità molecolare e migliorare la biodiversità.

Un consorzio internazionale – costituito da 60 autori di 7 Paesi, coordinato dal CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e con la partecipazione del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e dell’Università di Bologna – ha pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics la sequenza completa dei 14 cromosomi della varietà di frumento duro ‘Svevo’ ( https://www.nature.com/articles/s41588-019-0381-3#Abs1 ). Il genoma studiato contiene 66.000 geni e la sua analisi ha consentito di identificare decine di migliaia di marcatori molecolari che potranno essere utilizzati per la selezione di varietà migliorate. I risultati di questa ricerca sono stati dibattuti lo scorso 1° luglio al convegno, organizzato da CNR, CREA e Università di Bologna, Oltre il genoma. Nuove opportunità e sfide per la filiera del frumento duro, tenutosi a Roma. All’incontro ha preso parte anche Stefano Ravaglia, responsabile ricerca e sviluppo di S.I.S Società Italiana Sementi, partner della nostra filiera.

L’innovazione varietale rappresenta oggi uno degli aspetti più importanti di tutta la filiera agroalimentare per una qualità certificata e tracciata nel comparto delle farine e pasta. Ora bisogna affrontare la sfida e individuare il percorso per tradurre i dati messi a disposizione della ricerca in una applicazione concreta a vantaggio della filiera. C’è bisogno dell’impegno e della collaborazione di tutti gli attori, istituzioni e stakeholder, per “mettere in campo tutti gli interessi e gli obiettivi del settore agroalimentare e sono necessarie regole chiare per garantire gli investimenti del settore sementiero” come afferma Alberto Lipparini, segretario di Assosementi. Il vantaggio per l’industria della trasformazione è indiscutibile, “Conoscendo ora tutti i geni responsabili della qualità si potrà, a medio termine, avere una materia prima sempre più calibrata e funzionale alle proprie esigenze produttive e ai gusti del consumatore”, sottolinea Luigi Cattivelli, direttore del CREA Genomica e Bioinformatica e coordinatore dello studio.

In conclusione, lo studio sul genoma del grano duro cambierà il modo di “fare agroalimentare”, non più in modo empirico, ma ancorato ad una reale conoscenza scientifica, in grado di garantire prodotti sani, tracciati e di elevata qualità.