NEL PANE IL SIMBOLO DELLA NOSTRA IDENTITA’

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Spezzare e condividere un pezzo di pane è un gesto carico di significati che accomunano religioni, culture e forti valori sociali. Ce ne parla Sergio Antolini nel suo libro l’Argonauta, percorrendo la lunga storia del pane, alla riscoperta di questo cibo che è al tempo stesso umile alimento e sacro simbolo dell’evoluzione umana.

Quella del pane è una storia secolare, ricca di sapienza, di poesia, d’arte e di fede. Abbraccia l’intera evoluzione del genere umano, è il sigillo che collega le diverse culture di tutto il mondo valicando, dalle tavole degli umili e dei principi, ogni genere di status. Come abbiamo visto nei precedenti articoli dedicati all’Argonauta, il libro scritto da Sergio Antolini, le prime tecniche di panificazione erano già presenti nel Neolitico. A quel tempo i cereali più usati erano l’orzo e il miglio con i quali l’uomo diede vita ai pani più antichi, quelli azzimi, non lievitati, ma bisogna attendere gli egiziani (che Ecateo di Mileto chiamava “mangiatori di pane”) per vedere nascere il pane di frumento lievitato, secondo l’usanza mediterranea. Anche gli antichi greci erano esperti nell’arte della panificazione, gli storici confermano la loro capacità di preparare oltre settanta tipi di pane, dallo speziato a quello al miele. I romani non conoscevano il pane, prima di incontrare i greci, la loro dieta si basava sul “puls”, una polenta a base di miglio. Ma furono i romani a sostituire la macina in pietra azionata da schiavi o animali con il mulino, utilizzando l’acqua corrente come forza motrice, producendo decine di tipologie di pani. Fu però con l’avvento del Cristianesimo, che il pane diventò l’alimento sacro per eccellenza, attraverso l’Eucarestia; i fornai incidevano il segno della croce sulla pagnotta quale rito di buon auspicio per chi lo riceveva e per chi lo incideva. La tradizione di personalizzare il pane incidendolo con dei ferri la ritroviamo in diverse epoche e culture, gli stessi greci segnavano il pane per invocare l’aiuto della dea Demetra.

In tutta la storia dell’uomo non c’è mai stato un alimento così importante come il pane, esso porta con sé memorie, valori simbolici, tradizioni, riti e leggende che vanno oltre al semplice sfamare il corpo perché il pane sfama anche lo spirito. È questa la sua peculiarità: essere al tempo stesso cibo e segno. “Il poema di Gilgamesh, testo sumerico del secondo millennio a.C. racconta il processo di civilizzazione dell’uomo selvatico, di nome Enkidu, che non si limita più a consumare bevande e cibi messi a disposizione dalla natura, come le erbe selvatiche, l’acqua, il latte, ma comincia a mangiare il pane e prodotti elaborati di cui egli viene a conoscenza grazie a una donna che glie ne fa dono”. Lo stesso Omero, nell’Odissea, racconta che” i mortali sono i mangiatori di pane, a differenza degli animali la cui alimentazione non ha nulla di civile, nulla di intelligente”. La preparazione di questo cibo diventa dunque emblema dell’evoluzione umana e del suo rapporto con la religione e la società, un simbolo che accomuna le tre grandi dottrine monoteiste – Cristianesimo, Ebraismo e Islamismo – oltre che espressione di messaggi di solidarietà, fratellanza, amore per gli altri, sacrificio e amicizia. È emblematica secondo la legge ebraica, l’usanza di spezzare il pane con le mani, non si usa il coltello perché Il taglio richiama un’idea di violenza che non può essere ammessa per un alimento dal così ricco significato. La preparazione di questo cibo secondo forme diverse (geometriche, antropomorfiche, floreali, ecc.) ancora oggi è riservata ad eventi festivi e cerimoniali quale retaggio delle antiche offerte primiziali alle divinità. Il complesso simbolismo del pane lo ritroviamo come elemento portante di tutta quella ritualistica relativa al ciclo della vita (nascita, iniziazione, matrimonio, morte) e dell’anno (semina, coltivazione, raccolta, feste del raccolto). Questo perché nelle società arcaiche la vita era concepita in termini di cicli, e il grano, che consentiva di avere il pane, era sentito come metafora sacra di questa concezione.

Il pane, nelle sue mille varietà, lo si ritrova anche in molte opere d’arte, dall’antico Egitto alla pop art, quale segno culturale e religioso dei diversi popoli che abitano la terra, ognuno con il proprio credo, la propria usanza e tradizione. Sfaccettature diverse che hanno in comune il senso della condivisione perché, come ci ricorda Sergio Antolini l’origine del termine “compagni” deriva dal latino cum-paniscioè coloro che mangiano lo stesso pane e condividono l’esistenza nella gioia, nel lavoro e anche nella sofferenza.

Pane dunque non solo come nutrimento, ma anche alimento di cui “aver cura” evitando di sprecarlo, come ci insegnano i nostri anziani che hanno dato vita a gustose pietanze a base di pane raffermo. Nel rispetto di quanti bambini, uomini e donne ancora oggi soffrono la fame.