QUALE FUTURO PER IL CIBO ITALIANO?

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Molti i temi affrontati nella XX edizione dell’annuale Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti, che si è tenuto a Roma il 24 e il 25 novembre. Nel discorso di chiusura il Presidente Ettore Prandini ha manifestato soddisfazione per il confronto costruttivo espresso da una forte alleanza di istituzioni, scienziati, economisti, analisti, medici, tutti d’accordo sulla necessità di tutelare il benessere della collettività.

Al summit ha partecipato un parterre ricchissimo di rappresentanti del governo italiano, di esperti e responsabili di grandi aziende: dall’Enel alla Tim, dall’Eni alla Philip Morris, da Bonifiche Ferraresi fino alle Ferrovie dello Stato.

La questione agricola e agroalimentare è stata affrontata in una visione a 360 gradi sottolineando i punti di contatto che questo settore ha con l’economia, la tecnologia e le nuove sfide delle energie rinnovabili.

Entrando nel merito dei temi trattati si è parlato ampiamente della “carne sintetica” e dei rischi che questa comporta nei confronti dell’ambiente e della salute dei cittadini. Con l’aiuto di un filmato sono state smontate, su base scientifica, le numerose fake sulla capacità che questo prodotto da laboratorio ha riguardo le emissioni e i valori nutrizionali. Il metano emesso dagli allevamenti resta nell’atmosfera per circa 12 anni, mentre l’anidride carbonica legata alla produzione di carne sintetica persiste e si accumula per millenni. Senza contare che i residui da lavorazioni biotecnologiche sono assimilabili a quelli ospedalieri e farmaceutici, altamente inquinanti per le risorse idriche. La prudenza è d’obbligo quando, a fronte di un alto tasso di proliferazione cellulare, associato al processo di crescita in vitro, si può incorrere in una instabilità genetica delle cellule ed essere causa di potenziali fenomeni cancerogeni. Il problema del cibo sintetico, che ha già ricevuto una prima autorizzazione dalla FDA Usa, su cui si concentrano interessi astronomici e in cui sono investite gigantesche energie finanziarie e tecnologiche riguarda anche altri settori, il latte “senza mucche” e il “pesce senza mari, laghi e fiumi” a cui seguiranno carni bianche, formaggi, ortofrutta e vino. La Coldiretti si è mobilitata per contrastare questo “affare per pochi” che strumentalizza il tema della sostenibilità, marginalizza le tradizioni, mettendo all’angolo consumatori e agricoltori e, in occasione del Forum, ha presentato al Ministro all’Agricoltura e alla Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, una raccolta di 200 mila firme contro la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico.

La consegna del maxi assegno della raccolta firme al Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Insieme a lui, il Segretario Generale Coldiretti, V. Gesmundo, il Presidente Coldiretti, E. Prandini, l’ex Ministro dell’agricoltura, A. Pecoraro Scanio

La tutela della qualità del modello alimentare italiano, riconosciuto come patrimonio dell’Unesco, pone in prima linea la questione dell’indicazione di origine in etichetta con un chiaro riferimento al Nutriscore, oggetto di accesa discussione in UE. L’Italia è contraria a questa scelta di etichetta “a semaforo” perché penalizza e delegittima la dieta mediterranea. A tal proposito Prandini ha apprezzato l’impegno del ministro Patuanelli e del Governo a dare continuità all’indicazione dell’origine sui prodotti delle principali filiere alimentari affermando che “dobbiamo esportare il nostro modello che fa leva su distintività e trasparenza nell’Unione europea perché anche i consumatori europei devono avere consapevolezza di quello che portano a tavola”.

Dai risultati di una ricerca effettuata da Coldiretti è emerso che il cibo è diventato la prima ricchezza dell’Italia con un valore di 580 miliardi di euro, oggi vale quasi un quarto del Pil nazionale e, dal campo alla tavola, vede impegnati 4 milioni di lavoratori in 740 mila aziende agricole e 70 mila industrie alimentari. Quest’anno è stato registrato un record storico con un incremento del 16%, nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina. Ottimi i risultati anche delle esportazioni, cresciute del 10% e che, secondo il Ministro Patuanelli, potrà a breve raggiungere l’obiettivo dei 100 miliardi di export.

Un altro argomento su cui si è dibattuto riguarda l’innovazione tecnologica, Coldiretti è pronta a rafforzare la posizione di tutte le imprese agricole, dell’allevamento e florovivaistiche, cavalcando con coraggio le nuove tecnologie, dalle rinnovabili alla cisgenetica e Nbt fino alla digitalizzazione e l’utilizzo dei droni, dei satelliti e di tutte le attrezzature meccaniche più evolute, ricordando che l’industria meccanica nazionale è un riferimento a livello mondiale. L’agricoltura è pronta a cogliere sfide e opportunità oggi tangibili. Ma è fondamentale che si possa competere ad armi pari, a livello nazionale ed europeo, per risolvere il problema del mancato riconoscimento della giusta redditualità ai produttori che, in questo periodo sono appesantiti da ulteriori costi di gestione dovuti agli aumentati costi energetici. Coldiretti ha ribadito l’impegno forte sul fronte delle rinnovabili perché rappresentano un ulteriore modello per sviluppare la ricerca e rendere le imprese italiane sempre più competitive oltre che sostenibili.

Da sx: Giuseppe Ricci, Energy Evolution Chief Operating Officer Eni S.p.A. – Federico Vecchioni, AD BF SPA – Ettore Prandini, Presidente Coldiretti

Su questo tema s’inserisce l’importante accordo siglato da BF con Eni per sviluppare colture per uso energetico, recuperando terreni degradati, abbandonati o inquinati, senza entrare in competizione con la filiera alimentare. “L’alleanza tra Eni e BF si consolida con il Progetto Italia che dimostra il ruolo imprescindibile dell’agricoltura nella diversificazione delle fonti energetiche. Oltre alle attività di ricerca e sviluppo della joint venture nella nostra azienda in Sardegna, oggi diamo vita ad una nuova iniziativa che prevede lo studio e la successiva messa in produzione dei primi 2.000 ettari nazionali di terreni adibiti alle coltivazioni di semi oleaginosi. Il progetto permetterà di valorizzare aree abbandonate del Paese, recuperandole e inserendole in un circuito virtuoso che al contempo conferirà nuove opportunità di differenziazione delle proprie attività agli imprenditori agricoli italiani”, ha dichiarato Federico Vecchioni, Amministratore Delegato di BF Spa.

A conclusione della due giorni del Forum sono state incassate molte promesse da parte delle istituzioni. È stato espresso in modo chiaro l’impegno del Governo a sostenere e promuovere scelte in grado di dare maggiore impulso a una strategia di lungo periodo che possa favorire lo sviluppo di tutta la filiera agricola. Anche per quanto riguarda gli investimenti in infrastrutture, porti, retroporti e alta velocità per il trasporto delle merci e, non ultimo, la costruzione di una rete di nuovi bacini di accumulo dell’acqua, per contrastare la siccità e raggiungere l’autosufficienza produttiva. Infine, il Presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha ringraziato Bonifiche Ferraresi, la più grande azienda agricola italiana e tra le più importanti in Europa che ha messo a disposizione delle piccole imprese una piattaforma per offrire a tutti pari opportunità di sviluppo.