DALL’ARGONAUTA DI SERGIO ANTOLINI: L’EVOLUZIONE DEL GRANO E DELL’AGRICOLTURA

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Cosa spinse l’uomo a sperimentare la selezione artificiale delle specie originali? Quali furono i benefici prodotti dalle rivoluzioni agricole? Come cambiò l’agricoltura con l’avvento dell’ingegneria genetica? Qual è la sfida del terzo millennio? Queste sono solo alcune delle domande alle quali Sergio Antolini, nel suo libro l’Argonauta, risponde con grande rigore storico, accompagnando il lettore attraverso un viaggio che collega mitologia, filosofia, religione e scienza.

In un precedente articolo  tratto dal libro di Sergio Antolini, l’Argonauta, l’autore ci ha condotto alla scoperta delle origini del grano e di come questo prezioso cereale abbia dato vita a una nuova civiltà, favorendo la sopravvivenza dell’uomo e la crescita demografica delle popolazioni. È una storia appassionante che si snoda attraverso un sapiente intreccio di aspetti scientifici, di suggestioni culturali e di riferimenti mitologici, fonti di conoscenze perdute o forse mai apprese. Come il fondamentale contributo dell’agronomo e genetista Nazareno Strampelli che, negli anni ’20, studiò e sperimentò una serie di ibridazioni dando vita a nuove varietà di piante che aumentarono le rese del raccolto e permisero all’Italia di ridurre drasticamente le gravose importazioni di grano. La varietà antica “Senatore Cappelli”, oggi tanto apprezzata, fu selezionata proprio in quel periodo.

Dalle Rivoluzioni Agricole Alla Sostenibilità

Ci soffermiamo su una riflessione di Sergio Antolini che merita d’essere citata: “L’agricoltura è la pietra miliare del percorso evolutivo  dell’uomo, già prima dell’invenzione della scrittura”.  Ricerca e innovazione non sono peculiarità dei giorni nostri, hanno radici lontane, primordiali,  inizialmente fu  la selezione naturale (Charles Darwin docet), poi l’impegno e il lungo lavoro dei contadini, e in seguito anche degli agronomi, a rendere straordinaria la nostra agricoltura, un traguardo di eccellenza che tutto il mondo ci invidia. 

Un obiettivo raggiunto attraverso tre rivoluzioni agricole. Nella prima, quella neolitica, i contadini selezionarono e fecero riprodurre solo le piante con le caratteristiche desiderate (es. frutti più grandi); nella seconda (dal 1900), grazie agli studi del monaco boemo Gregor Mendel e alla nascita della nuova scienza, la genetica, il compito della selezione e dell’ibridazione passò agli scienziati e ai centri di ricerca agronomica.  È in questo periodo che inizia la meccanizzazione dell’agricoltura e l’impiego sistematico di fertilizzanti e agrofarmaci.  Infine con la Rivoluzione Verde degli anni ’60-’80 entrò in gioco l’ingegneria genetica e la capacità di “vedere” caratteri prima invisibili (sequenza DNA) che portò a modificare le piante tanto da aumentare vertiginosamente la resa delle colture, portando gran parte della popolazione mondiale a liberarsi dall’incubo della fame.

A tal proposito è molto interessante ed esaustiva  la dissertazione di Sergio Antolini sul ruolo dell’uomo nell’influenzare le leggi della Natura;  lo fa proponendo il pensiero delle varie culture,  da quella dei filosofi greci a quella giudaico-cristiana, fino ad arrivare alla rivoluzione copernicana passando da Galielo, Cartesio e Bacone. Per concludere che ai giorni nostri la scienza e la tecnica dominano sia l’uomo sia la natura e auspicando che il contributo della scienza possa concretamente rendere “sostenibile” l’agricoltura moderna, riducendo drasticamente l’impiego della chimica. Vera sfida del terzo millennio.  

La Tecnica Molitoria

L’uomo, nella sua evoluzione fisica ed intellettiva, perdette la forza della mandibola a favore di quella delle meningi” . Sergio Antolini introduce così i capitoli dedicati alla macinazione e all’avvento dei laminatoi. Le prime rudimentali macine risalgono alla preistoria e, piano piano, la tecnica primordiale di triturazione si evolvette in tecnica di macinazione, fino ad arrivare verso il 1850 quando si perfezionarono il materiale, la rigatura, le dimensioni e la velocità della macina. Alla fine del 1500, grazie all’invenzione di Agostino Rampelli, inizia il nuovo processo di macinazione con il primo antenato del laminatoio a rulli in ferro, ma non verrà diffuso fino a metà ‘800 quando Friedrich Wegmann sviluppò meglio il processo a cilindri che consentì di accrescere la capacità produttiva. Agli inizi del ‘900 e per tutto il XX secolo venne abbandonata la macinazione a pietra a favore di quella a cilindri, per tornare in auge recentemente ed essere impiegata nel mercato di nicchia riservato alle farine “dimenticate”.

L’Evoluzione del Molino

I primi esemplari di molini risalgono al 3000 a.C,  in Persia, ed erano movimentati per lo più dagli schiavi o, in misura minore, da animali. In seguito si pensò allo sfruttamento idrico e i molini vennero costruiti lungo i corsi d’acqua, ne parla lo storico greco Strabone (65 a.C) descrivendo il molino a ruota verticale. Ritroviamo poi nelle parole di Vitruvio la spiegazione del sistema di trasmissione ad ingranaggi che è rimasta inalterata fino ai giorni nostri. Successivamente furono adottate fonti energetiche alternative, come quella eolica e a vapore, che consentirono di costruire i molini nei centri abitati, soppiantate, fino ai nostri giorni, dall’avvento dell’energia elettrica.

Per ulteriori informazioni o l’acquisto del libro e delle opere d’arte presenti all’interno si prega di contattare: 

Carla Gasperoni

Email: info@sa-intrl.com