UN MESTIERE CHE DIVENTA ARTE: IL MUGNAIO

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Scorrendo le pagine de “L’Argonauta” è interessante scoprire come e quando è nata la figura del mugnaio. Il suo ruolo emerge in diversi periodi storici e si riflette sulle condizioni di vita delle società del tempo. Ha suscitato l’invidia dei contadini ed è stato preso di mira durante le carestie e le rivolte del pane. Nel frattempo, però, ha maturato esperienze e acquisito conoscenze che ha saputo tramandare di generazione in generazione. Un percorso difficoltoso e spesso poco riconosciuto che l’ha portato a diventare quella figura esperta, sensibile e insostituibile dei giorni nostri.  

(In copertina: l’opera “Le Mani” di Filippo Manfroni).

L’Argonauta, il libro scritto da Sergio Antolini e dedicato alla storia e alla cultura del frumento, è talmente ricco di spunti e suggestioni da indurci a volerne condividerne altri capitoli con voi.  Nei precedenti articoli ci siamo soffermati sulle origini del grano e sull’evoluzione dell’agricoltura. Oggi vogliamo rendere omaggio alla figura del mugnaio che l’autore ha tratteggiato con dovizia di particolari accompagnandolo, nella sua crescita, attraverso un lungo periodo temporale.  Facciamo un rapido rewind e torniamo agli albori. I primi molini erano azionati da schiavi, carcerati o animali e nel periodo dell’antica Roma appartenevano al fornaio che era responsabile dell’alimentazione della città e investito della carica di “ufficiale dell’annona”, il funzionario pubblico che si occupava dell’approvvigionamento delle derrate alimentari. La situazione socio-economica cambia quando inizia a scarseggiare la manodopera servile e nel tardo Medioevo, all’inizio del IV secolo, presso Arles si ha una testimonianza dei primi operai addetti alla produzione di farine. Non si parla ancora però della figura del mugnaio che emerge successivamente: siamo nel periodo del Sacro Romano Impero, dove assume un ruolo sociale importante. Il Signore del territorio gli affida un feudo in modo che possa provvedere alla sussistenza della propria famiglia, in cambio deve occuparsi del mulino e della produzione di farina. Tra tutti gli artigiani dell’epoca è l’unico che gode di una posizione di privilegio come uomo libero, o quanto meno affrancato, ed ha la possibilità, praticando la molitura, di acquisire esperienza e conoscenze tecniche da tramandare ai propri figli. Un privilegio che paga a suon di tributi, come se appartenesse alla classe borghese.

Le Prime Testimonianze

Nel Medioevo manoscritti ed iconografie, raccontano come si evolvono i rapporti tra il mugnaio e il Signore del feudo: proprio quest’ultimo affida al mugnaio l’incarico di  riscuotere dai contadini la somma del “diritto signorile”. Quindi il mugnaio, pur essendo un “figlio del popolo”, risulta in posizione agiata rispetto ad esso: in certi casi può essere anche proprietario del mulino e può permettersi  addirittura apprendisti e servi. Rispetto ai contadini il mugnaio era più ricco anche grazie al grano portato a macinare quotidianamente dalle famiglie del feudo; se il molino era dotato anche del “aburatto” (il setaccio per separare la farina dalla crusca) il mugnaio aumentava il guadagno. Questa posizione privilegiata alimentava l’invidia dei contadini e del popolo che lo consideravano un fannullone e un ladro, riscuotendo 1/16 della farina senza far nulla, dato che il lavoro lo faceva il mulino. I rapporti tra mugnaio e classe dominante lo ponevano al di sopra della gente comune e per questo veniva isolato dalla società: non apparteneva a nessuna corporazione, non gli era attribuito un patrono e, addirittura, la Chiesa lo considerava il diavolo perché vendeva il proprio tempo, appannaggio solo di Dio. L’isolamento cui era confinato, ha permesso al mugnaio di affinare le proprie conoscenze, acquisire sempre più esperienza e tramandarla di generazione in generazione. Affinare l’arte ha permesso in epoca rinascimentale di rivalutare la figura del mugnaio e riconoscere l’importanza del mulino che diventa uno strumento di potere conteso da Stato e Chiesa. La storia di quel periodo è custodita nella conservazione degli antichi mulini, oggi diventati musei, simbolo di una tecnica, quella con le pale ad acqua, ormai in via di estinzione.

Il Mugnaio Dei Giorni Nostri

La figura del mugnaio veniva finalmente considerata sotto un’altra luce: artigiano e imprenditore al tempo stesso. Ancora oggi è l’artigiano che sa riconoscere la qualità della materia prima, i cereali che macina; è l’artigiano che ha studiato chimica e biologia per analizzare le materie che usa e i prodotti che crea; è l’artigiano che diventa meccanico ed idraulico per condurre correttamente i macchinari. Viceversa, è anche l’imprenditore che conosce le leggi del mercato e sa rispondere alle richieste di prodotti sempre nuovi; è l’imprenditore che sa come e quali farine produrre; sempre lui l’artefice di un buon prodotto.

Il mutamento nella figura del mugnaio procede parallelamente allo sviluppo di nuovi strumenti: mentre un tempo l’artigiano si affidava alla propria vista e al tatto, oggi l’imprenditore si avvale di attrezzature sofisticate e tecnologie innovative, conservando un’aura quasi sacrale data da un simbolo senza tempo: il pane.

Per ulteriori informazioni o l’acquisto del libro e delle opere d’arti presenti all’interno si prega di contattare: 

Carla Gasperoni – Email: info@sa-intrl.com